Presentato a Roma il 13 maggio "Le sfide dell'Italia che investe nel futuro", Libro Verde lanciato dal Forum Nazionale del Terzo settore.

  • Scritto da Redazione
  • - 17/05/2010

Il testo parte constatando le criticità del Paese: l'indebolirsi dei legami sociali da cui scaturisce una società frammentata, insicura sfiduciata e particolaristica; il riproporsi della questione sociale con il peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie; la crisi della rappresentanza sia politica che sociale. Questo fa pensare ad una crisi del modello di sviluppo che si esprime in una cultura individualistica sempre più pervasiva, nell'incapacità della politica di incidere e in un'economia che necessita di essere "ricivilizzata".

In questo scenario il Terzo settore si interroga sul proprio ruolo e identità per porsi come come "luogo di discussione critica e di definizione e realizzazione di un più umano e sostenibile modello di società". Ne derivano diverse sfide quali promuovere un modello di sviluppo sostenibile, rilanciare la cultura della cittadinanza attiva e della solidarietà, ripensare il mercato e l'impresa, promuovre un nuovo welfare; è necessario trovare risposte; è necessario trovare risposte a questioni nuove e antiche: politiche di integrazione e accoglienza rispetto all'immigrazione, sostegno alle famiglie, diffusione di legalità e sicurezza sul territorio; e quindi per tutto ciò è necessario definire nuovi rapporti con le istituzioni, ridefinire il quadro normativo, trovare forme più efficaci di trasparenza e visibilità nei confronti degli stakeholder.

Nel dibattito è tra gli altri intervenuto il presidente di Idee in Rete Gianfranco Marocchi che ha rimarcato come, in un'Italia spaventata, incattivita, impoverita e sospettosa sia necessario riuscire a rendere credibile la solidarietà, a renderne evidenti le buone ragioni; è ormai diffusa infatti l'idea che la solidarietà possa essere nociva ("accogliere gli stranieri vuol dire fal loro del male"), che costi troppo, che sia inefficace e anche iniqua (si pensi alle rimostranze dei cittadini di Adro verso l'imprenditore che si era fatto carico delle rette scolastiche).

Si tratta di pensare ad un terzo settore meno ripiegato sul difendere i propri spazi e più proiettato a cambiare la società, di trovare nei fatti risposte convincenti e anche di pensare ad un linguaggio meno "gergale", in grado di comunicare in modo diretto alla popolazione e non solo a chi già condivide i codici comunicativi del terzo settore.

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