Costruire un lavoro qualificato di cooperazione sociale è certamente la sfida che ogni giorno le imprese socie della Rete Sol.Co. portano avanti. Per farlo serve avere uno sguardo attento all’innovazione sociale, al cambiamento, e saper generare progetti personalizzati per i più fragili.
Due storie, un terreno comune: restituire dignità alle persone, dove casa e lavoro non sono il punto d’arrivo ma la porta d’accesso per raggiungere piena autonomia. Storie che raccontano i diversi approcci che la cooperativa Mosaico, socia del Consorzio Sol.co e Centro di prossimità della Fondazione Ebbene, mette in campo per garantire a chi vive una condizione di marginalità, un percorso fatto di inclusione e nuove opportunità.
E che per il Mese della Cooperazione Sociale diventa testimone di due interventi che, per vie diverse, generano impatto e cambiamento.
Gli alloggi di transizione da una parte, che prevedono un intervento di pronto intervento sociale, e il progetto Housing first dall’altra, che invece dà supporto nella ricerca della casa con un percorso di accompagnamento costruito ad hoc, specialmente per la cosiddetta fascia grigia della popolazione, la nuova povertà fatta di chi a stento riesce a pagare l’affitto, arrivare a fine mese, pagare le spese.
HOUSING FIRST
Housing first, “prima la casa”, è un modello innovativo di intervento che nasce nei paesi anglosassoni nell'ambito delle politiche sociali per il contrasto alla grave marginalità sociale e parte come lo indica emblematicamente il nome, dal fornire una casa a chi non ne possiede una.
“Come ogni progetto in fase di sperimentazione, abbiamo cercato di adattarlo al contesto socio politico istituzionale, fino a trovare il modello che più si sposa con le specifiche del territorio spiega Claudia Pasqaulino, presidente della Cooperativa Mosaico; la diffidenza dei locatari nel locare i propri immobili a persone in stato di marginalità seppur supportati dai fondi di progetto, la cultura dell’assistenzialismo ci hanno spinto a mettere in campo un modello “light service”, che rovescia il modello originario ponendo l’accento sulla capacità di autodeterminazione delle famiglie e della singola persona, sulla effettiva volontà di fuoriuscire dal disagio abitativo. Ci poniamo come una sorta di broker che accompagna la famiglia in un percorso di autonomia sociale e lavorativa per trovare poi la casa».
Un esempio di messa in campo di tale modello e il caso diuna coppia mauriziana con una bimba di due mesi la cui abitazione, in cui vivevano in affitto, è risultata inagibile a seguito della grave alluvione che ha colpito la città.
«Non avevano particolari disagi economici – ci racconta la Dott.ssa Chiara Murabito, psicologa del progetto - la famiglia rientra nella cosiddetta fascia grigia in quanto non può accedere a finanziamenti pubblici perché hanno il reddito al limite e hanno solo bisogno di essere guidati in un momento di crisi, partendo proprio dalla casa».
Inizialmente la famiglia è stata ospitata dai vicini di casa, anche loro con bambini piccoli. Poi, contattata dalla Locanda del Samaritano, entra in gioco la Cooperativa Mosaico «La signora ci ha inviato i video della casa inagibile, ormai piena di muffa, e ci siamo attivati prima per accogliere la famiglia in emergenza negli alloggi di transizione e poi per trovare un’abitazione. La famiglia non necessitava di un intervento sociale massivo, ma aveva necessità di riappropriarsi del proprio spazio intimo. La signora ha una busta paga, un lavoro che sta per diventare a tempo indeterminato».
Così Mosaico ha trovato un appartamento siglando un contratto a tre fra locatore, locatario e Cooperativa. «Il nostro intervento è tarato sulla necessità e sul grado di autonomia che ha la persona. In questo caso, per esempio, abbiamo pagato la caparra e sei mensilità», chiarisce la presidente di Mosaico, che nel frattempo si sta muovendo per sistemare la documentazione del capo famiglia per aiutarlo a trovare un lavoro.
Si lavora così per superare il disagio abitativo e per costruire un percorso globale dove l’autonomia viene messa al centro.
ALLOGGI DI TRANSIZIONE
Al centro di questa storia c’è un signore catanese, che per privacy chiameremo Antonio, segnalato dall’Agenzia Sociale per la Casa perché aveva perso il lavoro e, di conseguenza, l’abitazione. Qui Mosaico agisce con una presa in carico multidisciplinare, che va dalla messa a disposizione di un alloggio temporaneo che permette dunque la stabilizzazione della condizione economica all’accompagnamento all’autonomia attraverso percorsi di inclusione sociale. «abbiamo attivato i rapporti con rete territoriale grazie alla quale il signor Antonio ha ottenuto uno stage presso il Comune di Catania come manutentore del verde, lo abbiamo seguito nel percorso di orientamento lavorativo, bilancio di competente e corsi di abilità sociali, ci ha aiutato come volontario in alcune attività della Cooperativa, finché insieme abbiamo trovato un lavoro come custode notturno in una struttura gestita di accoglienza e integrazione gestito dalla Cooperativa Team».
«La sua priorità era dimostrarci che potevamo fidarci di lui – racconta Claudia, che prima di affidargli il lavoro lo ha colloquiato. La prima cosa che ci ha detto quando è stato assunto è stata “la Cooperativa mi ha ridato la dignità e non c’è soddisfazione più grande».
Così, in fondo, si genera cambiamento. Partendo dalle persone, mettendole al centro, condividendo la fiducia, costruendo un percorso di vita per loro. Ma, soprattutto, con loro.