Vent'anni di politiche sociali frammentate, vent'anni in cui il sistema di accoglienza catanese ha accolto storie – certo – senza però trasformarle in risorse, in energie nuove per il territorio, in benzina pura che può accendere il motore di sviluppo e generare crescita. Perché se c'è un modo per costruire futuro è proprio questo: avere una visione innovativa del fenomeno migratorio, non un problema, non una fotografia fatta di numeri, a volte sfalsati; avere la capacità di mettere al centro la persona, il suo talento, la sua voglia di riscatto sociale, indipendentemente dall'etnia o dal luogo di provenienza. Un unico comune denominatore, un'unica certezza: nessuno da lasciare indietro.
Ѐ questa la voce corale che ieri a Palazzo degli Elefanti ha portato alla firma del Patto per l'Inclusione Sociale di Catania. Un manifesto – molto di più di un semplice documento – in cui 20 enti, tra istituzioni e realtà locali del privato sociale, con il supporto di organismi internazionali (UNICEF, OIM, UNHCR) e della Regione Siciliana, si impegnano fattivamente a fare della città di Catania uno spazio inclusivo in cui i diritti sociali e civili delle persone straniere vengono messi al centro. La firma è stata accompagnata dalla presentazione del volume “Vivere altrove” una guida per orientarsi nei servizi pubblici per operatori e cittadini.
«Guardiamo al futuro, lavoriamo per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Ed è proprio la capacità di creare energie e sinergie a rendere la città di Catania un'esperienza unica, nella quale sussidiarietà e vivacità - di pensiero e azione - diventano elementi caratterizzanti per costruire coesione sociale». Queste le parole del Sindaco del Comune di Catania, Salvo Pogliese, che ha dato il la all'evento conclusivo del progetto CA.T.A.N.I.A. – Capacitybuilding, promosso dal Comune di Catania e realizzato con il contributo del Consorzio Il Nodo, Consorzio Sol.Co., le cooperative sociali Prospettiva, Fenice, Marianella Garcia e l’Associazione Eris.
Al centro dell'incontro la firma del Patto per l'Inclusione Sociale, che ha tra gli obiettivi la prossima apertura di un Centro unitario per l'accesso ai servizi d'accoglienza e d'integrazione che supera il concetto di assistenzialismo. Organizzazione, certo, pianificazione ma anche un luogo di scambio e di promozione interculturale, un modo nuovo per costruire connessioni sociali e sensibilizzare la comunità a fare dell'inclusione una leva di sviluppo.
«La firma è il frutto di uno straordinario lavoro tra pubblico e privato sociale – ha aggiunto Giuseppe Lombardo, Assessore ai Servizi Sociali e alle Politiche per le Famiglia -. Creare una Rete che mette a sistema normative e procedure significa tutelare i diritti civili e sociali dei cittadini stranieri ma anche rendere le comunità più sicure e vivibili».
Hanno firmato il Patto per l'Inclusione, impegnandosi, oltre alla realizzazione del Centro, di fare Rete, di costruire spazi di confronto aperti e inclusivi, di fare della formazione agli operatori un modello di crescita e di rendere permanente il servizio di mediazione linguistico-culturale: il Comune di Catania, Il Tribunale per i Minorenni, l'Azienda Sanitaria Provinciale, la Casa Circondariale di Catania “Piazza Lanza”, la Casa Circondariale di Catania “Bicocca”, l'Ufficio Distrettuale di Esecuzione Penale Esterna di Catania, l’Ufficio di Servizio Sociale per i Minorenni di Catania, l'Istituto Penale per Minorenni di Catania, Il Centro Provinciale per l'Istruzione degli Adulti di Catania, la Croce Rossa Italiana – Comitato di Catania, Il Centro Astalli di Catania, Il Consorzio di Cooperative Sociali il Nodo, il Consorzio Sol.Co. Rete di Imprese Sociali Siciliane, la Cooperativa Sociale Fenice, la Cooperativa Sociale Marianella Garcia, la Cooperativa Sociale Prospettiva, l'Associazione Lhive, l’Associazione Terra Amica, l’Associazione Eris.
«Ѐ stato un progetto intenso – ha aggiunto Domenico Palermo, coordinatore del progetto – che ci ha permesso da mettere in campo un panel formativo qualificato per gli operatori pubblici, formandone 130. Abbiamo costruito dialogo, dato vita a strumenti concreti per migliorare il sistema di accoglienza e d'integrazione, come il servizio “Pronto Mediatore” che dà un supporto a chi si occupa di accoglienza. La firma del Patto è un passo decisivo, un esempio di come i progetti possono diventare processi sociali e culturali».
«Anche la Regione Siciliana – ha ribadito Antonio Scavone, Assessore regionale alla Famiglia e alle Politiche sociali, presente al convegno - sta facendo la sua parte in questo processo con cui si tende a creare una governance condivisa».
Co-progettazione e co-programmazione, ma anche la capacità di costruire una cultura di management dei processi condivisi. Questi gli assi su cui tutte le forze in campo devono lavorare per migliorare il sistema delle politiche sociali. Un tema caldo ma necessario che è stato ricordato in occasione dell'incontro “Dalla capacitybuilding nuovi scenari di sussidiarietà”, moderato dal giornalista e scrittore Luca Attanasio, che ha anticipato la firma del Patto per l’Inclusione. Presenti all'incontro: Paolo Amenta, Vice Presidente dell’ANCI Sicilia, Michela Bongiorno, Dirigente dell’Ufficio Speciale Immigrazione della Regione Sicilia, Stefania Congia, Dirigente della Divisione Politiche di Integrazione sociale e lavorativa dei migranti e tutela dei minori stranieri del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Riccardo De Facci, Presidente del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Gianni Fulvi, Presidente del Coordinamento Nazionale Comunità per Minori, Giuseppe Lombardo, Assessore ai Servizi Sociali e alle Politiche per la Famiglia del Comune di Catania, Domenico Palermo, Coordinatore del Progetto Ca.T.A.N.I.A. Capacitybuilding, Maria Assunta Rosa, Direttore Vicario del F.A.M.I. del Ministero dell’Interno, Flaviano Zandonai, Sociologo e Componente del Forum Nazionale del Terzo Settore.
Catania si fa Europa, dunque. Catania diventa un modello riproducibile e replicabile anche in altri territori.