Quando ad essere accompagnato è un minore che ha subito abusi, il lavoro di presa in carico assume una valenza maggiore, perché è il futuro ad essere compromesso e serve ricostruire un nuovo tempo di normalità.
A Sciacca, in provincia di Agrigento, l’Istituto Walden, cooperativa socia della Rete Sol.Co. ha avviato dal 2006 una Comunità che accoglie i bimbi dai 6 ai 13 anni con un estremo bisogno di ricostruire la propria quotidianità, di ritrovare nuovi punti di riferimento e assaporare il senso di Comunità, inteso come calore e colore familiare. Un lavoro intenso, fatto di relazione con il territorio e professionalità multidisciplinari, quali educatori, psicologi e assistenti sociali che costruiscono per il bimbo o bimba un piano educativo individualizzato.
Per conoscere il metodo e l’approccio messo in campo abbiamo intervistato Floriana Maniscalco, psicologa della Comunità Walden.
Quali sono i passaggi della presa in carico di un minore che ha subito abusi?
Le prime fasi prevedono una segnalazione, secondo la legge 184/83, di tutti i Pubblici ufficiali e gli operatori incaricati di Pubblico servizio all’Autorità giudiziaria minorile. Dopo la segnalazione alla Procura al Tribunale per i Minori e quello Ordinario il bimbo o la bimba viene allontanato dal contesto in cui subisce abusi e inserito in una Comunità, passaggio fondamentale per garantire la tutela del minore.
I servizi territoriali, quali servizio sociale del Comune di appartenenza, la Neuropsichiatria Infantile, il Consultorio familiare si occupano in maniera integrata del percorso di presa in carico.
Certamente diventa fondamentale in questa primo approccio lo studio e l’osservazione del bimbo almeno per un mese, soltanto quando abbiamo tutti gli elementi possiamo costruire il Piano educativo individualizzato e cominciare un approccio che, nel caso della Comunità di Menfi, segue le linee guide del CISMAI.
Il CISMAI è il Coordinamento Italiano dei Servizi contro il Maltrattamento e l’Abuso all’Infanzia, l’Istituto Walden è socia e nella presa in carico adottiamo le linee guida prodotte dall’ente.
Le linee guida fornite dal CISMAI definiscono i requisiti minimi essenziali sul piano organizzativo e metodologico che devono caratterizzare i Centri che si occupano di maltrattamento e abuso all’infanzia, stabilendo dunque le condizioni di carattere tecnico-professionale che vengono ritenute essenziali per garantire un servizio efficace nel contrasto e nel recupero di situazioni di abuso. Ciò significa che il personale viene costantemente formato e aggiornato.
Gli assistenti sociali e i psicologi lavorano, inoltre, in stretta sinergia valutando “le ferite e le spaccature” del bimbo attraverso strumenti diagnostici protettivi. Non può esistere un approccio senza la costruzione di una relazione fatta di fiducia, quindi il lavoro che facciamo in questo contesto è costruire occasioni in cui il bimbo può mettersi in relazione con tutto il team, per verificare in che modo si relaziona, ma anche con gli altri coetanei.
Quanti minori accogliete in Comunità?
Al momento sono presenti in struttura 9 minori, ma la comunità può ospitarne sino a 10
Quali situazioni sociali e familiari sono da considerare a rischio di abuso e ci sono dei criteri per definire i livelli di gravità?
Potrebbero rappresentare una condizione di rischio per il minore situazioni di svantaggio socio-economico e culturale, utilizzo di sostanze stupefacenti e alcol da parte delle figure genitoriali, isolamento sociale, disturbi pregressi dello sviluppo e storie pregresse di violenze infantili da parte dell’adulto maltrattante. E ancora relazioni familiari instabili e disfunzionali, disregolazione genitoriale (mancanza di autocontrollo, scarsa intelligenza emotiva) esperienze di accudimento inadeguate e non mentalizzate. I livelli di gravità variano dal child neglect al maltrattamento e abuso sia fisico che sessuale, intesi come atti ripetuti e reiterati agiti da figure genitoriali o dal caregiver, che si trovano in una posizione di potere.
Esiste un dialogo costante e una rete produttiva tra servizio pubblico e integrazione dei Servizi socio-sanitari per poter lavorare con efficacia?
Il dialogo produttivo diventa lo strumento vincente nei casi in cui sono le Persone – e non soltanto i professionisti – a dialogare, appunto, nell’ottica di costruire un modello di lavoro integrando, che abbia obiettivi comuni e metta al centro il benessere e la rinascita del bimbo che ha subito abusi.
Fortunatamente, più delle volte questa collaborazione risulta essere produttiva ed efficace.
Quali sono gli eventi più significativi delle giornate dei bimbi in Comunità?
In realtà, l’evento più significativo è la costruzione di un nuovo tempo di normalità. Parliamo di bimbi e ragazzi che hanno non soltanto subito abusi fisici ma a cui è stata strappata l’opportunità di vivere la propria quotidianità: andare a scuola, confrontarsi con i loro compagni, svolgere attività sportive. Tutti passaggi fondamentali di quel percorso che la Comunità Walden crea per restituire ai più piccoli un nuovo futuro.