“Noi ragazzi possiamo aiutarvi a capire il punto di vista dei più giovani, per aiutarli meglio. Anche se siamo ragazzi, non vuol dire che non siamo in grado di sapere quali siano le cose importanti per noi. E parlando in modo diretto con noi, protagonisti dei percorsi di accoglienza, e permettendovi di ascoltarci, potrete scoprire un mondo nuovo, difficile ma ricchissimo!”. Sono lì, con il loro vissuto complicato eppure pronti a dire la loro, a spiegare, a partecipare. Il primo Festival italiano dei Care-leavers, tenutosi al Dipartimento di Sociologia dell’Università di Trento e promosso da Agevolando insieme a Cnca e Consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali, ha riunito questi ragazzi neo-maggiorenni cresciuti fuori famiglia (in comunità e in affido) e li ha messi a confronto con esperti, docenti universitari, educatori. Con due domande: come possono loro stessi contribuire alla formazione dei professionisti, e quali percorsi di peer education possono coinvolgerli?
A tappe, con più tavole rotonde moderate da Juri Pratichini di Arci Ragazzi, si è provato a dare delle risposte, mettendo sempre al centro loro: i care leavers. Anche perché, come ha ricordato la presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Trentino - Alto Adige, Angela Rosignoli, “se non li si ascolta, il rischio è che i nostri interventi di tutela si limitino ad essere di protezione; invece dobbiamo andare oltre e dare loro voce, per portarli lungo percorsi di emancipazione”. Emanuela Rossini, deputata del Patt, preannuncia: “Dopo la recente destinazione di un fondo triennale sperimentale per percorsi di accompagnamento dei care - leavers, vorrei lavorare con loro su una proposta legislativa per poter strutturare e rendere permanenti quelli che sono gli interventi attuali di accompagnamento”.
"Abbiamo deciso – dice Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale degli assistenti sociali - di collaborare e confrontarci con Agevolando e col network in modo strutturato, sottoscrivendo un protocollo. Come professione ci prendiamo la responsabilità di fare qualcosa di compromettente con i ragazzi, promuovendo un percorso che li vedrà come docenti esperti dei professionisti [...] continua a leggere l'articolo, clicca qui.
Fonte: Redattore Sociale