3 ottobre, Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione Notizie

3 ottobre, Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione

  • Scritto da Redazione
  • - 03/10/2018

Cinque anni fa a Lampedusa si consumava una delle stragi destinata ad essere impressa nella memoria di tutti. Erano le 3 del mattino di una giornata qualunque; una giornata in cui donne, uomini e bambini lottavano per una speranza, un futuro, per la vita. Era il 3 ottobre 2013 quando un barcone con a bordo 500 persone, partito dal porto libico di Misurata affondò a meno di un chilometro dall’Isola dei Conigli vicino Lampedusa.

Le urla, la disperazione, il terrore negli occhi e la morte. 368 persone, 368 vite, 368 sogni si spezzarono. 368 i morti, 155 persone vennero recuperate e alcuni testimoni parlano di almeno 20 dispersi.

Ancora oggi si tratta di una delle stragi con il maggior numero di vittime avvenute nel mar Mediterraneo. Dal 2015, dopo il via libera della Camera, il 3 ottobre è la "Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'immigrazione", con l'obiettivo di ricordare chi "ha perso la vita nel tentativo di emigrare verso il nostro Paese per sfuggire alle guerre, alle persecuzioni e alla miseria".

 

Mi dispiace mamma,
perché la barca è affondata e non sono riuscito a raggiungere l’Europa.
Mi dispiace mamma,
perché non riuscirò a saldare i debiti che avevo fatto per pagare il viaggio.
Non ti rattristare se non trovano il mio corpo,
cosa potrà mai offrirti, se non il peso delle spese di rimpatrio e sepoltura?

Mi dispiace mamma,
perché si è scatenata questa guerra ed io, come tanti altri uomini, sono dovuto partire.
Eppure i miei sogni non erano grandi quanto quelli degli altri…
Lo sai, i miei sogni erano grandi quanto le medicine per il tuo colon e le spese per sistemare i tuoi denti…
A proposito… i miei denti sono diventati verdi per le alghe. Ma nonostante tutto, restano più belli di quelli del dittatore!

Mi dispiace amore mio,
perché sono riuscito a costruirti solo una casa fatta di fantasia:
una bella capanna di legno, come quella che vedevamo nei film…
una casa povera, ma lontana dai barili esplosivi, dalle discriminazioni religiose e razziali, dai pregiudizi dei vicini nei nostri confronti…

Mi dispiace fratello mio,
perchè non posso mandarti i cinquanta euro che avevo promesso di inviarti ogni mese
per farti divertire un po’ prima della laurea…
Mi dispiace sorella mia,
perché non potrò mandarti il cellulare con l’opzione wi-fi, come quello delle tue amiche ricche…

Mi dispiace casa mia,
perché non potrò più appendere il cappotto dietro alla porta.
Mi dispiace, sommozzatori e soccorritori che cercate i naufraghi,
perché io non conosco il nome del mare in cui sono finito.
E voi dell’ufficio rifugiati invece, non preoccupatevi, perchè io non sarò una croce per voi.

Ti ringrazio mare,
perché ci hai accolto senza visto né passaporto.
Vi ringrazio pesci,
che dividete il mio corpo senza chiedermi di che religione io sia o quale sia la mia affiliazione politica.
Ringrazio i mezzi di comunicazione,
che trasmetteranno la notizia della nostra morte per cinque minuti, ogni ora, per un paio di giorni almeno.
Ringrazio anche voi, diventati tristi al sentire la nostra tragica notizia.
Mi dispiace se sono affondato in mare.