Le Nazioni Unite hanno fatto sapere che, nonostante il numero di migranti e rifugiati che attraversano il Mediterraneo per raggiungere l’Europa sia diminuito drasticamente, la probabilità di morire durante la traversata è cresciuta in modo esponenziale.
A rivelarlo, durante una conferenza stampa tenuta a Ginevra è stato il portavoce dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) per Asia ed Europa, Charlie Yaxley, secondo cui “il numero di persone che salpano in mare è diminuito, ma il tasso di morti è aumentato in modo piuttosto netto”.
Nel primo semestre di quest’anno, gli arrivi in Italia e a Malta sono diminuiti a meno di 17 mila, rispetto agli 85 mila dello stesso periodo del 2017, tuttavia una persona su 19 è morta nel tentativo di effettuare la traversata, rispetto a un tasso di una su 38 registrato nello stesso periodo dell’anno scorso.
"Questo suggerisce che le persone vengono spinte a intraprendere viaggi sempre più disperati e pericolosi", ha detto Yaxley, sottolineando l'urgenza di rafforzare le capacità di ricerca e di soccorso in mare. "Ogni nave con la capacità di assistere le operazioni di ricerca e soccorso dovrebbe essere autorizzata a venire in aiuto di coloro che ne hanno bisogno e successivamente a sbarcare le persone soccorse nel più vicino porto sicuro”.
Dopo la caduta e l’uccisione del dittatore libico Muhammar Gheddafi, avvenuta nel 2011, la Libia è precipitata in un complesso conflitto armato tuttora in corso. Il paese, da sempre sulla rotta illegale dei migranti tra l’Africa sub sahariana e le coste italiane è diventata così sempre più un luogo di transito e sfruttamento di queste persone che desiderano raggiungere l’Europa.