Il 5 per mille del futuro? Sarà più generoso con le piccole realtà Notizie

Il 5 per mille del futuro? Sarà più generoso con le piccole realtà

  • Scritto da Redazione
  • - 07/03/2017
Cinque per mille, arriva un aiuto per le realtà più piccole, quelle che fanno fatica a raccogliere la mole di firme che caratterizza le grandi organizzazioni che raccolgono milioni o centinaia di migliaia di euro. Nei decreti attuativi della riforma del terzo settore, al quale il governo sta lavorando con il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali Luigi Bobba, potrebbe trovare spazio una norma che renderebbe più corposo il gruzzolo di denaro raccolto dalle organizzazioni più piccole. Come? Attraverso una diversa redistribuzione di quella quota dell’ammontare complessivo del cinque per mille che oggi i contribuenti non assegnano direttamente a nessuna realtà. 
 
A spiegarlo è stato lo stesso sottosegretario Bobba, che ha partecipato a Padova al quindicesimo congresso nazionale Uneba, che si chiude oggi dopo una tre giorni. “Nel decreto attuativo sul cinque per mille – ha affermato Bobba nel corso di una sessione dedicata espressamente alla riforma del terzo settore - siamo al lavoro per rivedere i criteri di accesso, e per avere un meccanismo più trasparente e rendicontabile. Stiamo ragionando, inoltre, su come redistribuire quel 15% risorse non optate (in cui cioè il contribuente non ha indicato a che ente dare il cinque per mille). Anziché una redistribuzione proporzionale che privilegerebbe chi già ha di più, ipotizziamo di redistribuire solo a chi è sotto una certa soglia (di raccolta dal cinque per mille)”. Un meccanismo che dunque aiuterebbe maggiormente le realtà più piccole, lasciando alle grandi organizzazioni (e più in generale a tutte quelle capaci di andare da sole sopra una certa soglia) l’ammontare che si sono guadagnate sul campo, senza però ulteriori quote. E' evidente che, se così sarà, il funzionamento effettivo e il suo compito redistributivo dipenderà strettamente dalla soglia che sarà individuata, particolare che Bobba non ha affrontato. L'idea di fondo, comunque, è chiara.
 
REGISTRO UNICO. Ma Bobba ha anche affrontato altri temi, anche sollecitato dall’assessore ai servizi sociali della Regione Veneto, Manuela Lanzarin, che ha apertamente chiesto di evitare nella riforma del terzo settore dei “modelli di accentramento, che non ci piacciono”. “Il governo del previsto Registro unico del Terzo Settore sarà affidato alla Regioni”, ha risposto Bobba, che ha aggiunto: “Pensiamo di inserire una norma che richiede il coinvolgimento del Terzo Settore nella programmazione dei servizi. Per una sorta di ‘Patto di sussidiarietà’ con l’amministrazione pubblica”.
 
RETI DEL VOLONTARIATO. “Il testo del decreto su sostegno alle Reti associative, consiglio nazionale del terzo settore e centri di servizio di volontariato è quasi concluso”, ha affermato Bobba. “Vogliamo creare dei catalizzatori del Terzo Settore, e voi di Uneba lo siete già nei fatti, senza che la norma lo scriva. Vorremmo che formazione e controllo nel Terzo Settore siano svolti attraverso queste Reti, cui la legge affiderà compiti precisi Attraverso le reti intendiamo favorire la qualificazione dei servizi e la loro rappresentanza e interlocuzione con le istituzioni locali e nazionali”.
 
STARTUP. Bobba ha poi ricordato altre misure che saranno previste nei decreti attuativi anche delle agevolazioni per startup di impresa sociale. Anche questo decreto è quasi pronto, ha aggiunto.
 
TEMPI. Ma quali tempi per i decreti? “Dobbiamo completare tutto entro il 15 maggio per inviarlo alle Camere, poi ci saranno le osservazioni delle commissioni parlamentari. Ed eventualmente abbiamo i “tempi supplementari”, la possibilità di fare decreti correttivi entro un anno.
 
SERVIZIO CIVILE. Quanto all’unico decreto attuativo già approvato, quello sul servizio civile, Bobba (che proprio mentre interveniva a Padova ha saputo della scelta di Gentiloni e Poletti di affidargli ancora le deleghe sul servizio civile universale) ne ha sottolineato due aspetti: la possibilità di svolgere 3 mesi del servizio civile in un altro paese dell’Unione Europea, e le agevolazioni agli enti che coinvolgono nel servizio civile giovani con meno opportunità, ad esempio i Neet.