Nei primi tre mesi del 2014 un'impresa italiana su cinque è stata costretta a licenziare a causa degli effetti negativi dovuti ai ritardi nei pagamenti

  • Scritto da Redazione
  • - 25/05/2014

Roma. Nei primi tre mesi del 2014 un'impresa italiana su cinque è stata costretta a licenziare a causa degli effetti negativi dovuti ai ritardi nei pagamenti. È quanto emerge da un'elaborazione dell'ufficio studi della Cgia su dati Intrum Justitia. "Nonostante il dato sia inferiore a quello registrato nei principali Paesi Ue - segnala il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - è drammatico che in Italia, con un tasso di disoccupazione che ormai galoppa verso il 13 per cento, molte aziende siano costrette a espellere una parte del personale perchè non vengono pagate con regolarità".

Se in media la nostra Pa paga le imprese a 165 giorni (+107 giorni rispetto alla media Eu), nei rapporti commerciali tra imprese ci vogliono 94 giorni affinchè il committente saldi il proprio fornitore (+47 giorni rispetto alla media Ue). Anche nei rapporti tra privati-imprese la situazione rimane difficile: sono necessari mediamente 75 giorni per essere definitivamente pagati (41 in più della media Ue). Nessun altro Paese d'Europa fa peggio di noi. Si pensi che nel rapporto tra Pa e imprese in Bosnia i pagamenti avvengono in 41 giorni, in Serbia in 46 e in Grecia in 155. Questa situazione assume una dimensione ancor più preoccupante se si analizza l'andamento dei tempi medi di pagamento registrati in questi ultimi sei anni di crisi economica. Nel confronto tra Italia, Francia, Germania e la G. B. solo da noi si sono allungati i giorni necessari perchè il committente saldi il pagamento al proprio fornitore. Se tra privati (vale a dire cittadini/famiglie) e le imprese l'aumento è stato di 5 giorni, nelle transazioni commerciali tra imprese è salito di 6. Drammatica, invece, la situazione nei rapporti tra Pa e fornitori. I pagamenti si sono allungati di ben 37 giorni, sebbene dal 2011 la nostra Pa ha cominciato a migliorare la performance. Secondo Bortolussi, "le lungaggini burocratiche, il cattivo funzionamento degli uffici pubblici, i vincoli economici legati al Patto di stabilità interno, l'abuso di posizione dominante del committente e la mancanza di liquidità sono alcune delle motivazioni che consegnano al nostro Paese la maglia nera nella correttezza dei pagamenti. Nonostante dal 1° gennaio 2013 la legge stabilisca che il Pubblico deve pagare entro 30-60 giorni, mentre i privati tra i 60 ei 90 giorni, queste disposizioni continuano a essere palesemente inapplicate, con ricadute pesanti soprattutto per le pmi che dispongono di un potere contrattuale molto limitato".

Nel biennio 2013-2014 sono stati stanziati 47 miliardi di euro. Ad oggi sono stati pagati circa 23,5, mentre il Tesoro ha annunciato nei giorni scorsi l'avvio di una procedura di erogazione di un'altra tranche di 1,8 miliardi. Infine, secondo la Legge di Stabilità 2014 - sostiene la Cgia - il governo Renzi ha pianificato per l'anno in corso un intervento di 13 miliardi di euro, ma se secondo la Relazione tecnica ne potranno essere pagati solo 5.

La Sicilia