9° Censimento Generale dell'Industria, dei Servizi e delle Istituzioni Non Profit

  • Scritto da Redazione
  • - 16/04/2014

È stato presentato a Roma il 16 aprile 2014 il 9° Censimento Generale dell’Industria, dei Servizi e delle Istituzioni Non Profit. I dati sono disponibili in I.stat, il datawarehouse dell’Istat, al tema “Censimento industria, istituzioni pubbliche e non profit 2011”. Al datawarehouse si accede sia dall’home page di www.istat.it sia dal sito dedicato http://censimentoindustriaeservizi.istat.it/.

Il non Profit sempre più forte sul territorio italiano per numero di istituzioni e per occupati: al 31 dicembre 2011 si è registrata una crescita del personale impiegato pari a 39,4% rispetto al 2001. Il settore conta sul contributo lavorativo di 4,7 milioni di volontari, 681 mila dipendenti, 270 mila lavoratori esterni e 5 mila lavoratori temporanei. Sono inoltre presenti altre tipologie di risorse umane che prestano a vario titolo la loro attività nelle istituzioni rilevate: 19 mila lavoratori comandati/distaccati, 40 mila religiosi e 19 mila giovani del servizio civile.

La componente femminile è di 1,8 milioni di volontarie, 494 mila dipendenti, 142 mila lavoratrici esterne, 3 mila lavoratrici temporanee, 9 mila comandate/distaccate, 26 mila religiose e 10 mila giovani del servizio civile. Il Non Profit si conferma quindi traino per l’occupazione femminile.

La categoria professionale più rappresentata, con il 27,5% dei lavoratori retribuiti, dipendenti ed esterni, è quella delle professioni tecniche (professioni sanitarie infermieristiche, fisioterapisti, mediatori interculturali etc.). Seguono le professioni nelle attività commerciali e nei servizi con il 24,1% (operatori socio-sanitari,  assistenti socio-assistenziali e assistenti domiciliari etc.), le professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione (17,9%), le professioni non qualificate con il 13,8% (collaboratori scolastici, addetti alle pulizie, operatori ecologici, etc.) e le professioni esecutive nel lavoro d’ufficio (11,4%). I dirigenti e gli imprenditori rappresentano invece una quota pari al 3,5% del totale dei lavoratori retribuiti.

La presenza maschile prevale tra i dirigenti e gli imprenditori (6,8%), nelle professioni tecniche (31,5%), nelle professioni non qualificate (15,5%) e tra gli artigiani, operai specializzati, agricoltori e conducenti di veicoli. La presenza femminile invece è superiore alla quota nazionale solo nelle professioni qualificate delle attività commerciali e dei servizi (29,6%).

Le istituzioni non profit rilevate sono nel 62,7% dei casi di pubblica utilità (orientate al benessere della collettività in generale) e nel restante 37,3% mutualistiche (dirette agli interessi e ai bisogni dei soli soci). L’orientamento è legato all’attività svolta: le istituzioni solidaristiche sono presenti in una quota nettamente superiore alla media nazionale nei settori della Cooperazione e solidarietà internazionale (96,3%), della Sanità (91,3%), dell’Assistenza sociale e protezione civile (90,4%), della Filantropia e promozione del volontariato (90,4%), dell’Istruzione e ricerca (83,4%).

Rilevati per la prima volta i servizi erogati dalle Istituzioni non profit. I più diffusi, nell’ambito dei diversi settori, sono relativi a:

- Cultura, sport e ricreazione: organizzazione di eventi sportivi (23,7%), di corsi per la pratica sportiva (20%) e di eventi, feste, sagre e altre manifestazioni (19,7%);

- Istruzione e ricerca: servizi per le scuole dell’infanzia e la formazione (33,3%) e aggiornamento professionale (28,2%);

- Sanità: donazione di sangue, organi, tessuti e midollo (33,6%) e soccorso e trasporto sanitario (19%);

- Assistenza sociale e protezione civile: integrazione sociale dei soggetti deboli o a rischio (27,5%) e sostegno socio-educativo (24,2%);

- Ambiente: interventi di salvaguardia del territorio (47%) e soccorso e ospitalità degli animali (22,4%).

- Sviluppo economico e coesione sociale: il servizio maggiormente erogato (49,3%) è  l’inserimento lavorativo in impresa o cooperativa.

Il non profit siciliano cresce in termini di offerta dei servizi da parte delle imprese e del non profit con “effetti di sostituzione” tra pubblico e privato in termini di occupazione e unità economiche. In particolare nei settori dell’istruzione e della sanità si ampliano i servizi di mercato, occupando spazi in precedenza coperti dall’offerta pubblica.

Le organizzazioni non profit attive in Sicilia al 31 dicembre 2011 sono 19.846 (+19,3% rispetto al 2001, anno dell'ultima rilevazione censuaria del settore). Nelle oltre 22 mila unità locali insediate nel territorio regionale operano circa 42 mila addetti, 15 mila lavoratori esterni e 235 mila volontari. Rispetto al 2001, il personale dipendente cresce del 21%.

Il settore di attività di gran lunga prevalente è quello della Cultura, sport e ricreazione nel quale si concentrano oltre 12 mila istituzioni, pari al 61,7% del totale. I dipendenti, invece, sono impegnati per il 79% in altri tre settori: Assistenza sociale e protezione civile, Istruzione e ricerca e Sanità.

La forma giuridica più diffusa nel non profit, in linea con il resto del Paese ma con una maggiore dinamica espansiva, è quella dell’associazione non riconosciuta (67,8% delle istituzioni). Rispetto al 2001, le fondazioni e le cooperative sociali presentano gli incrementi maggiori nel numero di istituzioni (rispettivamente 86,4% e 45,9%).

Il ruolo del volontariato è un elemento cardine del non profit siciliano, in particolare nel settore della Cultura, sport e ricreazione, dove si concentra il 56% circa del volontariato della regione.