«Lavori malpagati» Sulla Rete la rivolta dei giovani creativi del mondo digitale

  • Scritto da Redazione
  • - 16/01/2014

«Cercasi apprendista con lunga esperienza». Sarebbe comico se non fosse vero. Lo sa bene chi è alla ricerca di un lavoro e si imbatte quotidianamente in decine di proposte di lavoro con paghe da fame. Meglio ancora lo sanno i lavoratori del mondo digitale.

I net-workers sono tra le categorie professionali più bistrattate. Che la l! oro vita non è facile si capisce sin dalla riunioni di famiglia, quando devono spiegare che lavoro fanno. «Web che? », è la reazione della maggior parte dei parenti. E fin qui sta alla volontà del singolo sforzarsi di spiegare cosa fa un Web Project Manager, un Market Research Analyst, un User Experience Designer, un Search Engine Optimizator o un Community Manager. Quando invece bisogna spiegarlo ad un cliente la cosa si fa più difficile.

Basta fare un giro sui siti di annunci per capire che per molti questo genere di lavoro è una sorta di passatempo: roba da smanettoni che quando si mettono sul pc si divertono come se giocassero con la playstation. «Con questo lavoro guadagnerà molto in visibilità». «Per ora non c'è budget, ma se il progetto decolla riparleremo di retribuzione». «Con questa crisi non ci possiamo permettere di pagarla, ma così si fa un po' di curriculum». Tanto prima o poi qualcuno ci casca con l'illusione di una prospettiva di lavoro.

Nel frattempo, però, le bollette si accumulano sul tavolo e quelle non si ! pagano con promesse di gloria e sentiti ringraziamenti. E se hai il water ostruito e chiami l'idraulico non ti sogneresti di liquidarlo alla fine del lavoro con una frase del tipo: «La fattura? No, oddio, ma forse ci siamo capiti male: per questo progetto non c'è budget, ma per la prossima volta mi è venuta un'idea. Ti offro una grande opportunità di visibilità…».

È quanto succede in un video che in queste ore sta facendo il giro della Rete. Un'ironica e tagliente campagna di sensibilizzazione per il rispetto dei lavoratori creativi realizzata dal "Collettivo Zero"' costituito da Niccolò Falsetti, Stefano De Marco e Alessandro Grespan.

«Ti sembra una frase da stronzo? A un freelance lo dicono sempre». È la scritta che scorre alla fine del video rilanciato sui social network con l'hashtag #coglioneNo. «#coglioneNo è la reazione di una generazione di creativi alle mail non lette, a quelle lette e non risposte e a quelle risposte da stronzi. È la reazione a! lla svalutazione di queste professionalità anche per colpa di chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol. È la reazione a offerte di lavoro gratis perché ci dobbiamo fare il portfolio, perché tanto siamo giovani, perché tanto non è un lavoro, è un divertimento», si legge nel manifesto.

Una simile iniziativa, estesa a tutte le proposta di lavoro indecenti, ha avuto molta eco in Rete alla fine del 2011 quando sul Web cominciarono a piovere denunce di offerte impresentabili all'insegna dello slogan #nofreejobs. Il gruppo ancora oggi sopravvive su Facebook e conta quasi cinquemila iscritti che ogni giorno raccontano il duro mondo dei giovani. Altro che choosy e fannulloni.

Anna Rita Rapetta - La Sicilia