Un articolo di Welfare OGGI mette a confronto tre professionisti del sociale che raccontano specificità, conseguenze e prospettive di una congiuntura che in alcune zone d’Italia è diventata insostenibile.
Il Presidente della Fondazione ÈBBENE Dino Barbarossa: “Ci troviamo in una fase davvero critica per la nostra Terra e non vediamo scelte politico-istituzionali che aiutano concretamente le imprese a scommettere ed investire in Sicilia.
La politica, gli organismi di rappresentanza datoriale e sindacale, le banche, i burocrati e quanti altri hanno in mano le leve del potere non stanno dando segnali precisi di accelerazione e semplificazione delle politiche di sviluppo.
A causa di ciò le imprese muoiono di burocrazia e di mancato accesso al credito, annaspano dietro leggi obsolete o inique e vi è la necessità di dare una svolta precisa in alcune direzioni chiave.
Senza lavoro e senza sviluppo produttivo non c’è futuro: oggi il problema delle imprese che ancora credono ad un futuro è la malaburocrazia e, in conseguenza di ciò, il difficile accesso al credito. Capiamo che è complicato credere a “priori” nella bontà di un’impresa, ma non si può pensare che l’impresa debba attendere tempi indefiniti per far partire un progetto di sviluppo o accumulare crediti senza certezze di tempi di pagamento.
Occorre allora una scelta di campo, occorre che la politica decida di credere nel tessuto imprenditoriale, metta in campo strumenti seri sul fronte dell’accelerazione delle procedure (“con tutti i controlli a posteriori necessari”), dell’aiuto allo start up giovanile, del credito d’imposta, dei tempi di pagamento certi. Non servirà allora aiutare le imprese nell’accesso al credito, perché saranno forti nella contrattazione con le banche delle certezze di cui sopra. Inoltre, credere nell’impresa genera lavoro e propone un modello meritocratico di sviluppo e mai più assistenziale. Occorre agevolare la patrimonializzazione delle imprese sociali, soprattutto per favorire il loro accesso al credito, valorizzare le reti, le fiere, i distretti di imprese sociali, soprattutto per favorire l’accesso al lavoro di giovani, donne immigrati, disabili. Anche nel settore formativo occorre puntare prioritariamente sulla capacità delle imprese di fare formazione continua, sbloccando i fondi in questa direzione”.
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