Lettera di Paolo Ragusa, Presidente del consorzio Sol.Calatino: a Mineo e Lampedusa il Nobel per la pace

  • Scritto da Redazione
  • - 10/10/2013

LETTERA APERTA DI PAOLO RAGUSA, PRESIDENTE DEL CONSORZIO SOL.CALATINO: A MINEO E LAMPEDUSA IL NOBEL PER LA PACE!

Una richiesta per le prove di umanità e amore che le due comunità meritano per il lavoro che svolgono sul campo

 

In queste ore di grande cordoglio e immensa commozione, chi ogni giorno scrive nuove storie di prossimità con i richiedenti asilo sente il bisogno di offrire un contributo al dibattito in corso sulla gestione del fenomeno migratorio, auspicando che mai più la speranza di uomini e donne in fuga dalla paura e dalla disperazione sia avvolta nella tragedia della morte!

Oggi, nel silenzio di un’area interna alla Sicilia, il grande peso dell’accoglienza dei migranti è stato riversato sul CARA di Mineo che in questi giorni ospita circa 4000 richiedenti asilo, senza che questa condizione di oggettivo sovraffollamento abbia determinato motivo di particolare allarme sociale. 

E se come ci ricorda Papa Francesco “le vie della pace sono anche quelle che passano per l’accoglienza dei rifugiati”, in questo itinerario di umana fratellanza, dopo Lampedusa, non si può che passare da Mineo.

Per questo oggi è giusto chiedere che il Premio Nobel per la Pace sia riconosciuto congiuntamente alle comunità di Lampedusa e Mineo che stanno meritando sul campo, con le loro prove di umanità e di amore, questo importante riconoscimento. 

Peraltro sia a Lampedusa che a Mineo, dato che di solito nulla accade per caso, a guidare le comunità locali è stata chiamata una donna, Giusi Nicolini, nella prima e Anna Aloisi, nella seconda. La Nicolini è in prima fila nel tentativo di difendere la dignità di ogni essere umano nella gestione delle politiche di primo soccorso; Anna Aloisi, sia nella veste di primo cittadino che di presidente del Consorzio dei Comuni “Calatino Terra d’Accoglienza”, sin dal suo recente insediamento, è fortemente impegnata nel creare percorsi di integrazione tra gli ospiti del CARA e la popolazione locale dell’intero comprensorio del Calatino Sud – Simeto.

Debbo sottolineare anche che in questi giorni mi preoccupano alcune sollecitazioni indirizzate ad  una sorta di “ritorno al passato” che non condivido, perché siamo usciti dalla “procedura” della cosiddetta “Emergenza Nord Africa” (fenomeno di fatto mai esaurito!) almeno con la consapevolezza della necessità di uniformare il sistema di accoglienza nazionale con quello dello SPRAR – Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati.

Proprio lo scorso 17 Settembre il Ministero dell’Interno ha dato una svolta al Paese nelle politiche di accoglienza, ampliando notevolmente i posti SPRAR che dagli originari 3.000 sono passati a 16.000 per il triennio 2014 – 2016. Questi posti saranno interamente attivati con il bando ministeriale in corso di scadenza, ma molti di essi sono già operativi per effetto della estensione dei progetti territoriali in corso di esecuzione.

Non serve invocare altre forme di accoglienza, emergenziali e magari assai precarie, ma semmai è urgente strutturare in maniera permanente questa grande rete di accoglienza integrata diffusa sul tutto il Paese, affidandosi al protagonismo degli enti locali e dei soggetti del privato sociale, a cominciare dalla cooperazione sociale.

Certo la Sicilia deve recuperare un grave deficit di programmazione sul tema dell’accoglienza, risultando assente sia sul piano legislativo ma anche su quello dell’interesse politico. Non a caso anche il coordinamento regionale dello SPRAR Sicilia, guidato dal Sindaco di Vizzini, Marco Aurelio Sinatra, ha presentato prima dell’estate scorsa un’articolata proposta di legge regionale sull’immigrazione che purtroppo ad oggi non è stata inserita nel calendario dei lavori d’aula.

La legislazione nazionale può e deve essere migliorata, ma condivido l’approccio del Ministro Alfano che cerca nel rapporto con l’Europa la soluzione dei problemi più gravi che di fatto affidano il controllo delle “rotte della speranza” nel Mediterraneo ai “mercanti di morte”. 

Nelle more di una revisione del regolamento di Dublino è necessaria un’immediata moratoria dello stesso, per fare della Sicilia un punto di transito internazionale all’interno del quale orientare i rifugiati che arrivano sulla nostra terra ma vogliono raggiungere le mete del Nord Europa.

La nostra regione può diventare una “zona franca europea” sulla quale investire risorse comunitarie per infrastrutturare al meglio l’accoglienza e compensare con aiuti economici il danno sociale che tutto questo può comportare per i territori più esposti.

Serve oggi istituire un corridoio umanitario nel Mediterraneo per evitare che i tragici fatti di Lampedusa si possano ripetere ma è urgente ragionare, come suggerito da insigni giuristi, sull’applicazione dell’asilo extraterritoriale da garantire a coloro che ne hanno diritto se non proprio nei loro Paesi d’origine, almeno in quelli immediatamente confinanti a essi.

Ci candidiamo, inoltre, ad accogliere negli SPRAR presenti sul nostro territorio i superstiti di Lampedusa.

 

u.s.

F.P.

 
 
 
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