Appello ai sindaci sull'aumento dell'iva sui servizi socio sanitari ed educativi

  • Scritto da Redazione
  • - 08/07/2013

La legge di stabilità 2013 ha previsto che a partire dal prossimo anno passi dal 4 al 10% l’aliquota IVA di asili, ospizi e RSA, assistenza domiciliare, comunità per minori, centri per disabili etc. gestiti dalle cooperative sociali.

In Italia ci sono circa 12.000 cooperative sociali e loro consorzi che occupano 380.000 persone e raggiungono con i loro servizi 6 milioni di cittadini. Il 66% del fatturato della cooperazione sociale arriva dagli enti pubblici, il 34% direttamente dagli utenti e dalle loro famiglie.

Oggi le cooperative sociali e i Comuni sono in prima linea a fronteggiare le ricadute della crisi sui cittadini e a garantire il welfare territoriale e i livelli essenziali di assistenza, investendo su modelli innovativi di gestione dei servizi.

Le politiche di riduzione della spesa prese a livello comunitario e nazionale negli ultimi anni vanno nella direzione opposta a quella che servirebbe per implementare un modello di federalismo democratico, Stato sussidiario e welfare delle responsabilità.

La nuova aliquota del 10% si applicherebbe alle prestazioni socio sanitarie ed educative rese dalle cooperative sociali in esecuzione di contratti di appalto e di convenzioni in generale. Con l’aumento del 150% dell’IVA, una quota del 6% del costo dei servizi di welfare resi a persone svantaggiate affidati dai Comuni alle cooperative sociali finirà alle casse statali: il contrappasso della sussidiarietà!

Gli enti locali per far fronte all’aumento dell’IVA di 6 punti percentuali, con le medesime risorse del 2013, nel 2014 forniranno meno servizi sociali agli italiani: si taglieranno i servizi di inclusione sociale proprio alle fasce più deboli della popolazione.

A livello di impatto economico non vi sarà alcun aumento del gettito dall’incremento dell’IVA: l’unico effetto sarà quello di spostare risorse dagli enti locali alle casse statali senza alcun vantaggio reale e ridurre del 6% le prestazioni di welfare territoriale che i Comuni oggi garantiscono.

Bisogna anche evidenziare che i Comuni quando offrono direttamente i servizi sono esenti dall’IVA e quindi sono fiscalmente svantaggiati perché non possono dedurre gli investimenti che fanno nel welfare: ora lo sarebbero due volte.

Inoltre, quest’anno l’Unione Europea varerà una riforma complessiva del regime IVA e, quindi, bisognerà intervenire ancora a livello nazionale su questa materia: farlo ora è immotivato e irrazionale aumentando il clima di incertezza.

E’ necessario mantenere l'IVA per le prestazioni di servizi socio sanitari ed educativi resi dalle cooperative sociali al 4% e abrogare i commi 488, 489 e 490 dell’art. 1 della legge di stabilità 2013.