Start up e innovazione sociale nel Mezzogiorno: esiti dal convegno

  • Scritto da Redazione
  • - 21/05/2013

Idee in Rete è stato tra i co promotori di un evento realizzato il 18 maggio da ASVI dal titolo "Start up sociale innovativo al centro-sud: co-work in progress". Il convegno ha visto la partecipazione di più di cento persone, in gran parte giovani e ha offerto contenuti di alto livello senza cadute di attenzione grazie ad uno stile serrato, fatto di interventi brevi e significativi, di seguito sintetizzati.

Marco Crescenzi ha aperto ricordando quanti giovani eccellenti abbiano trovato occupazione all’estero. E qui nasce un problema: se ci si limita a questo si sta lavorando per il brain drain. Se si aspira ad altro lo sviluppo dei talenti va combinato con un lavoro per mettere queste capacità a disposizione del territorio. Certo non è facile, nel Paese dei 2 milioni di NEET e del 38% di giovani disoccupati e lo è ancora meno al sud dove questi dati diventano ulteriormente critici. E di qui il lavoro per creare terreno fertile per lo start up, perché sia possibile operare in un ecosistema pulito e innovativo; per  un'innovazione che nasce dal basso, ma che sa cogliere e sviluppare idee e collaborazioni internazionali e che fa della tecnologia un asse portante per creare innovazioni ad alto impatto sociale. In questo percorso si situa uno degli aspetti caratterizzanti di questo convegno: il tentativo di coinvolgere in questo dialogo tradizioni diverse, da quella della cooperazione sociale ai fermenti che in questi anni si stanno sviluppando intorno ai concetti di social innovation e di social business. E questo è già un aspetto non scontato. Certo, non era assente in alcuni interventi l'idea che in fondo la cooperazione sociale rappresenti i fasti del passato ma che il futuro e l'innovazione siano altrove, ma nel complesso il messaggio uscito dal convegno è stato di segno diverso

L'intervento di Gianfranco Marocchi ha marcato questa idea. Ha richiamato i numeri: vent'anni di cooperazione sociale significano oltre 500 start up  all'anno (al netto delle chiusure), imprese che nella maggior parte raggiungono dimensioni significative, un giro d'affari che aumenta di 500 milioni all’anno, resistenza strenua alla crisi, con le cooperative che continuano ad aumentare l’occupazione anche a prezzo di sacrificare gli utili anche quando le altre imprese licenziano. E, da un punto di vista sociale, la cooperazione sociale ha letteralmente reinventato il welfare locale del nostro Paese, tutti i servizi oggi conosciuti portano il marchio della cooperazione sociale, che non è solo la storia dell'innovazione sociale, ma anche soggetto trainante oggi e nel prossimo futuro. Ciò non significa che i fermenti di innovazione che provengono da tradizioni diverse non siano necessari; anzi, va considerato come il sistema di finanziamento istituzionale del welfare locale difficilmente potrà farsi carico nei prossimi anni della funzione innovativa e di sperimentazione. E, più in generale, un fenomeno resta vivo nella misura in cui sa contaminarsi e confrontarsi con idee e famiglie culturali diverse, cercare ibridazioni.

Maurizio Branzini, Professore di economia politica all’Università La Sapienza di Roma, alcune ricette le ha proposte. Innanzitutto, da un punto di vista culturale, guardare al Mezzogiorno non solo come luogo di problemi - basso PIL procapite, basso sviluppo nel corso degli ultimi vent’anni nonostante tutte le politiche messe in atto - ma anche come area differenziata, in cui sono presenti esempi di successo. Da un punto di vista operativo, secondo Branzini in un contesto caratterizzato da staticità ed arretratezze forse prima di pensare ad affrontare nuovi bisogni è necessario pensare di affrontare bisogni tradizionali con modalità innovative, lavorando su riduzione dei costi o sull’aumento della soddisfazione dei destinatari.

Andrea Limone di Permico ha raccontato l'azione di supporto agli start up attraverso il microredito: "Noi siamo not for losses, - secondo le sue parole - cerchiamo di fare microcredito a soggetti non bancabili in modo sostenibile e quindi in modo replicabile: microcredito non ai primi dieci (prima di fallire noi stessi), ma a tutti in modo continuativo. Questo significa essere selettivi - non sulle garanzie ma sulla sostenibilità dei progetti - sostenere le persone nella redazione del piano di impresa e accompagnarle nello start up. "Diamo un credito su dieci, finanziamo i migliori, in molti casi aiutiamo le persone a capire che è meglio per loro non indebitarsi su idee imprenditoriali non adeguate. Ci appoggiamo alle reti sociali, che possono fornire non tanto garanzie reali ma garanzie sulla persona e sulle sue relazioni. E infine… diamo i soldi, a persone cui non li da nessuno". Durante il convegno ASVI e Permicro - che hanno iniziato a collaborare nell'ambito delle relazioni nate entro Idee ih Rete  - hanno firmato un accordo per il sostegno allo start up al sud.

Dopo che Antonello Scialdone dell’Isfol ha messo in luce le parzialità dei modelli di valutazione dell'impatto, Stefano Supino - Università di Cassino - ha proposto una condivisibile critica degli approcci basati sul business plan, che è un documento statico, spesso fittizio, che raramente sopravvive al primo contatto con i clienti; adatto forse all’espansione di prodotti consolidati ma non agli start up. In questi casi è necessario passare ad un modello che ridia centralità al cliente / destinatario, saggiare il mercato con esperimenti che ci consentano di testare le nostre idee e spesso di ridefinirle; magari partire con un numero limitato di funzionalità,  verificarle ed eventualmente espanderle sulla base dei riscontri avuti dai clienti. E poi le esperienze. Molte provenienti dalla rete di Idee in Rete.

Antonello Rispoli, dirigente di Comunità Progetto Sud, ha raccontato il progetto di cambiamento sociale realizzato in questi anni: nomadi che conquistano dignità e integrazione lavorando nei servizi ambientali e diventando animatori e protagonisti di una città  più pulita e vivibile, la riaffermazione dei diritti di disabili ed anziani con il ribaltamento di un assetto dei servizi basato sulla burocrazia verso uno basto sui bisogni delle persone. In generale l'esperienza si basa sul combinare attività di sviluppo di impresa, il fare rete sul territorio, le relazioni con reti nazionali e internazionali, il tentativo di contare nella definizione delle politiche e di generare impatto sociale significato; e tutto questo significa anche costruire anticorpi rispetto agli interessi illeciti presenti sul territorio.

Altre esperienze, richiamate da Gianfranco Marocchi e sviluppate nel centro sud nell’ambito della rete e dei suoi partner, hanno ben illustrato la potenzialità di combinare soggetti e approcci diversi (cooperazione, imprese, enti locali, volontariato e così via):

• la Fondazione ÈBBENE, partita dalla Sicilia con vocazione nazionale che promuove i centri di Prossimità e i Luoghi di Prossimità;

• Welfarm, a Napoli, nata dalla collaborazione tra cooperazione e farmacie;

• l'Emporio della Solidarietà di Lecce;

• Sisca, in Sicilia, tecnologie avanzate a servizio della domiciliarità;

• Cinema Aquila a Roma, un'esperienza singolare di cinema di comunità.

Certo fare nuova impresa, in Italia, non è facile e lo testimoniano i dati portati ancora da Stefano Supino, che vedono l'Italia in coda alle classifiche per la capacità di generare nuova imprenditorialità. Ma ciò non toglie che, accanto alle esperienze della nostra rete, molte altre proposte di grande interesse da parte di giovani in rapporto con ASVI. Una, in particolare, merita una particolare menzione: si tratta di un’applicazione, realizzata da un gruppo di giovani sotto i trent’anni, che permette ai sordi di utilizzare il telefono per conversare attraverso un sistema di conversione istantanea tra comunicazione testuale e vocale. Il sistema è in fase di testing avanzato.

Tratto dalla newsletter del Consorzio Nazionale Idee in Rete.