Terzo settore. Il 5 per mille ridotto a un quarto. L'allarme delle associazioni

  • Scritto da Redazione
  • - 22/11/2010

Dal 2007 a oggi lo Stato ha destinato 400 milioni l'anno al 5 per mille. Per il 2011 in Finanziaria ci sono soltanto 100 milioni. Ma questo è solo l'ultimo schiaffo per il non profit. Da marzo sono state cancellate le agevolazioni sulle tariffe postali e così, oggi, inviare bollettini e comunicazioni ai sostenitori costa il 340% in più. Poi c'è il taglio al fondo nazionale per le politiche sociali: 435 milioni nel 2010, 35 nel 2011. «Sono questi i fondi che, una volta trasferiti alle Regioni e poi ai Comuni, servono ai municipi per finanziare le politiche sociali che nei fatti vengono portate avanti da associazioni di volontariato, onlus, cooperative sociali», fa il punto Marco Granelli, Presidente di CSVnet, coordinamento nazionale dei centri di servizio per il volontariato.

I tagli previsti in Finanziaria sono letti anche come un ripensamento rispetto al ruolo del non profit nel welfare nazionale. Le associazioni si sono mobilitate e a organizzare la protesta, insieme con CSVnet, il Forum del terzo settore e Consulta del volontariato.

Il taglio al 5 per mille è stato approvato dalla Camera nonostante un appello inviato al Parlamento da numerose associazioni, tra cui Emergency, Libera, Gruppo Abele, Greenpeace, Coordinamento Italiano Network internazionali, Medici senza Frontiere, Amnesty International, Telethon, Unicef, Save The Children.

«A introdurre il 5 per mille fu lo stesso Tremonti», attacca Andrea Olivero, Presidente del Forum del terzo settore. «La riduzione delle risorse ci dice anche che la sussidiarietà non è l'architrave del nostro welfare, ma solo un lusso che oggi non possiamo più permetterci», continua Olivero. «Il mondo del non profit in questi anni ha già fatto i conti con la crisi. Sono venuti meno i contributi delle imprese e anche le donazioni dei privati sono diminuite. Nonostante ciò l'occupazione finora ha tenuto. Il mondo del non profit vive grazie ai volontari, ma dà anche lavoro a molti giovani».

Preoccupate per gli effetti sull'occupazione anche le cooperative sociali che in Italia impiegano circa 400 mila persone. «Più che il taglio al 5 per mille per noi risulta pesante la decurtazione dei fondi per le politiche sociali - valuta Giuseppe Guerini, Presidente di Federsolidarietà -. I contraccolpi sull'occupazione saranno inevitabili, soprattutto dal 2012. Non vorrei che a fronte di qualche risparmio sulle politiche sociali ci fossero maggiori spese per la cassa integrazione».

In allegato l'articolo tratto dal Corriere della Sera del 19/11/2010

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19 11 2010 Corriere della Sera pdf *.pdf - 167 KB